IL PRESIDENTE GIUSEPPE ALVITI INAUGURA L'AVVENTO DELLA NUOVA ASSOCIAZIONE

IL PRESIDENTE GIUSEPPE ALVITI INAUGURA L'AVVENTO DELLA NUOVA ASSOCIAZIONE
ASSIEME ALL'AVV.MAURO PANICO IL PRESIDENTE HA ANNUNCIATO L' ASSEMBLEA ANNUALE DELLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE.L'EVENTO E' PREVISTO PER IL MESE DI GIUGNO 2021

venerdì 25 settembre 2015

Il presidente Giuseppe Alviti Encomiato solennemente dal Comune di Napoli


Un altro grande onore
Commosso ringrazio il Comune di Napoli 
E nella fattispecie il vicepresidente del consiglio comunale di Napoli Marco Nonno

venerdì 4 settembre 2015

GIUSEPPE ALVITI:Persone in Divisa. Lo spirito di corpo che non c'è.


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Questa verità,  riguarda tutti i lavoratori ma  sembra che la gente la voglia ignorare, quando si parla della nostra figura : non siamo solo ciò che facciamo, siamo prima di tutto persone! Questa semplice e lapalissiana constatazione ci interessa ancora di più quando si è improvvisamente privati di un caro collega, come è accaduto per i nostri "compagni di giubba"IN TUTTA ITALIA, di riflesso, per tutta la categoriadelle guardie giurate in generale.
Essere investiti di questo ruolo importante, non vuol dire che siamo infallibili, non significa che non abbiamo mai problemi, che non siamo feriti o colpiti nel nostro profondo o che siamo distaccati da ciò che ci accade. Siamo esattamente come tutti gli altri, ciascuno con il proprio modo di essere, con la sua unicità, con pregi e difetti, con maggiore o minore sensibilità, accortezza o intelligenza. Siamo persone con il cuore fragile, che nascondono la loro sofferenza sotto la divisa, con problemi familiari, figli malati, genitori anziani, mariti o mogli assenti, mutui da pagare, problemi di salute ecc.
Nessuno pretende che questo cambi la considerazione degli altri nei nostri confronti. A volte però bisognerebbe considerarlo.
Quando si sentono le critiche acide dei cittadini verso questo o quel collega (la frase che più detesto: "speriamo vi vadano in medicine"), si prova un senso di rabbia misto ad amarezza, perchè sarebbe bello ogni tanto sentire una parola positiva, amorevole, che ci considera esseri umani che fanno solo il loro dovere. Spesso lo dico: "siamo come il medico che fa una terribile diagnosi; non ci possiamo sollevare da questa responsabilità... eppure i medici che ci dicono che dobbiamo morire non li odiamo così tanto!".
Nella tragica scomparsa della collega di Miriam,  c'è questa amara considerazione, vista però dall'interno della nostra "grande famiglia". C'è una sofferenza taciuta, un malessere che nessuno ha percepito di così ampia portata, c'è la solitudine in mezzo ai colleghi, un silenzioso modo di continuare a fare questo lavoro, giorno per giorno, pur non essendo più così forti per affrontarlo.
E' doloroso. E' sconvolgente. Neppure i colleghi di tutti i giorni se ne sono accorti, neppure gli amici, nessuno!
Inevitabilmente, si associa a tutto questo la pressione che crea la divisa sulla nostra vita. Ci impone di non fare errori, perchè spesso si pagano a caro prezzo; ci chiede un senso del dovere spesso oltre il limite del comune sentire; ci assorbe più del necessario e diventa anche un fardello, più che un privilegio. Questo fino al massimo del paradosso, quando, ad esempio, noi tutori della legalità, ci troviamo all'improvviso, senza colpa né volontà ad essere indagati, pur avendo operato con correttezza. Sono traumi che pesano, che giorno per giorno corrodono dentro e consumano.
Non si sa cosa sia accaduto dentro la mente e nel cuore di questo stimatissimo collega ma  dovremmo tutti guardarci di più l'uno con l'altro. Dovremmo dedicare più attenzione non solo al "collega" ma anche alla "persona" con cui dividiamo il nostro turno. Se non ci considerano persone gli stessi cittadini, per cui noi lavoriamo, allora almeno facciamolo noi, in nome del nostro spirito di corpo che deve rinascere, per salvarci.